La nuova apertura negli anni '50

Però è utile far raccontare come negli anni ‘50 questa fosse anche una trattoria di pesce d’acqua dolce: a quell’epoca il fiume Trebbia, distante poche centinaia di metri, era enormemente pescoso e donava in gran parte stricc’ ed alborèlle che si usava cucinare fritti per le merende della domenica ed in carpione per conservarli al meglio per il servizio durante la settimana.

Un altro virtuoso esempio di chilometro zero ante litteram era costituito dalla macellazione dei suini acquistati dagli agricoltori locali, che consentiva la produzione di salumi e carne fresca, oltre alla consuetudine di servire la gustosa e tradizionale frittura di maiale una volta alla settimana, solitamente al giovedì. Questa infatti era la frequenza dei tempi d’oro, durante i quali si macellavano nei mesi giusti (da novembre a febbraio) all’incirca da trenta a quaranta capi all’anno.

Infine un piatto che ora, proprio ad opera dei fratelli Tagliafichi e del comune, diviene una DECO (termine coniato dall’indimenticabile Luigi Veronelli ed acronimo di DEnominazione COmunale, una maniera semplice di riconoscere ed istituzionalizzare da parte dell’ente pubblico locale la ricetta di prodotto alimentare tipico): la polenta con i ciccioli. Anche qui c’è da raccontare una piccola storia, perché era usanza (continuata alla Noce sino a pochi anni fa) di mettere a disposizione dei clienti più affezionati gli strumenti di cucina e le materie prime necessarie per preparare loro stessi la polenta con i ciccioli da offrire a coloro che uscivano dai cimiteri dopo le celebrazioni dedicate ai defunti. All’esterno del locale si cucinava e su alcune panche si potevano sedere gli avventori, che pagavano solamente il vino e le materie prime. Questa usanza era molto diffusa ed in ogni quartiere di San Nicolò c’era una trattoria disponibile al servizio. Nello stesso giorno i fruttivendoli regalavano le castagne.